Il Settecento

Il Settecento può esser considerato come il secolo che vide l’avvio di un importante rinnovamento culturale nel segno del razionalismo e della laicità del sapere. Tale secolo rappresentò nella storia del mondo Occidentale una svolta rivoluzionaria che apportò sostanziali modifiche nei sistemi politici, economici, sociali.

Economicamente, la rivoluzione industriale segnò il momento decisivo per la nascita di una nuova classe sociale, la borghesia imprenditoriale, che assumerà progressivamente sempre maggiore influenza sulle sorti della società più in generale, e che tentò di ottenere nuovi e importanti privilegi nei confronti dei nobili e del clero.

Culturalmente, questo secolo è stato caratterizzato dall’avvento dell’Illuminismo, un ampio movimento filosofico, letterario e culturale che si diffuse in tutta l’Europa a partire dalla metà del Settecento. Tale termine venne coniato per indicare la provenienza dall’espressione “lumi della ragione”, a significare il primato di quest’ultima, che si riproponeva di dover illuminare ogni aspetto della vita sociale, sconfiggendo così l’oscurantismo e i pregiudizi che stavano ostacolando il progresso umano, che divenne l’obiettivo primario da raggiungere. L’Illuminismo fu più propriamente l’ideologia della borghesia in ascesa, la quale si pose in polemica opposizione alle tenebre del passato e in particolare ai secoli del Medioevo, quando l’uomo, oscurando la ragione, si era lasciato guidare dalla superstizione e dal fanatismo religioso.
I caratteri peculiari di questo rinnovamento interiore di cui l’uomo europeo si rese protagonista furono, oltre alla fede nella ragione, la netta rottura con il passato (sopra menzionata), la critica al principio di autorità e ad ogni dogmatismo, lo spirito laico, il sensismo (sensi come fonte di ogni conoscenza), il cosmopolitismo (l’uomo cittadino del mondo), l’universalismo (la verità, fondandosi sulla ragione, non poteva che esser vista come unica e universalmente valida), l’anticlericalismo.
Tuttavia, la più grande conquista del periodo è rappresentata indubbiamente dai princìpi di tolleranza religiosa e politica nel rispetto della diversità di opinioni; tale approccio costituisce ancora oggi il fondamento dell’autentica libertà e della moderna convivenza civile. Da ricordare, in merito, la celebre affermazione di Voltaire (il filosofo francese viene considerato come uno degli esponenti principali dell’Illuminismo): “Non condivido le tue idee, ma sono pronto a dare la vita perché tu possa esporle”.

Torneremo tuttavia ad approfondire gli aspetti di questo rinnovamento culturale a breve, in quanto mi sembra opportuno a questo punto dar conto brevemente di quelli che furono gli avvenimenti storici che caratterizzarono l’Europa in quel contesto.

I CONFLITTI DELLA PRIMA META’ DEL SECOLO:

Grazie alla pace di Ryswick del 1697 (che pose fine alla Guerra della Lega di Augusta, iniziata con l’invasione del Palatinato da parte delle truppe francesi di Luigi XIV nel 1688 – Contro Luigi XIV si erano schierati i membri della Lega di Augusta, un’alleanza stipulata fra l’imperatore Leopoldo I, la Svezia, la Spagna, la Baviera, gli stati dell’impero nella Franconia e nella zona oltre il fiume Reno. Nel maggio del 1689 dalla Lega nacque la Grande Alleanza: l’impero con le Province Unite, l’Inghilterra, la Spagna, il Ducato di Savoia e la Svezia – Il trattato segnò l’inizio del declino della potenza della macchina bellica di Luigi XIV),
il XVII secolo si chiuse con un decisivo contenimento dello strapotere assunto in Europa dalla Francia del Re Sole. La ripresa economica, politica e militare di Inghilterra e Austria determinò una netta opposizione alla preponderanza francese.

Immediatamente dopo, nella prima metà del XVIII secolo, la storia europea è caratterizzata da una serie di guerre per la successione ad alcuni importanti troni: guerra di successione spagnola (1700-13); guerra di successione polacca (1733-38); guerra di successione austriaca (1740-48).

I trattati di Utrecht e Rastadt, che decretarono la fine della guerra di successione spagnola (che vide schierati da una parte la Francia, la Castiglia, la Baviera, con il suo principe elettore Massimiliano II Emanuele e l’arcivescovato di Colonia, dall’altra l’Inghilterra, l’Austria e gli altri stati tedeschi del Sacro Romano Impero, tutti uniti nella cosiddetta Grande Alleanza o Alleanza Imperiale. I primi appoggiarono la candidatura di Filippo d’Angiò al trono spagnolo, mentre i secondi quella di Carlo d’Austria), dopo aver smembrato l’impero spagnolo, sancirono molti cambiamenti nel rapporto di forze tra le maggiori potenze europee e mondiali. Questi decretarono in sostanza il tramonto definitivo della Spagna come grande potenza, il fallimento delle mire espansionistiche ed egemoniche della Francia di Luigi XIV, l’affermazione dell’Inghilterra come potenza marittima egemone nel mondo, l’affermazione dell’Austria asburgica come prima e più grande potenza presente sul continente europeo, la nascita del nuovo Regno di Prussia nell’Europa orientale, e l’avvicendamento della dinastia Borbone sul trono di Spagna dopo due secoli di dinastia asburgica. Altra conseguenza importante di questi trattati fu la fine del dominio spagnolo in Italia e l’inizio di quello austriaco.

In realtà, la Pace di Utrecht lasciò insoluti alcuni problemi. Sembrava, con anche la morte di Luigi XIV (1715) e con i dissesti finanziari causati da decenni di guerre, che le cancellerie europee si fossero convinte che nessuna potenza avrebbe mai potuto realizzare un’effettiva egemonia politico-militare sul continente. Tuttavia, il mantenimento della pace richiedeva due requisiti fondamentali: un ridimensionamento delle esigenze di prestigio dinastico della case regnanti e una stabilità politico-territoriale diffusa in tutte le aree europee. Entrambi questi requisiti mancavano.

Negli anni 1733-38, la guerra di successione polacca (scoppiata in seguito alla morte del monarca Augusto II di Sassonia) sconvolse nuovamente l’assetto dei confini europei ed ebbe come importanti conseguenze -sancite dalla pace di Vienna- il passaggio di Napoli e della Sicilia all’erede al trono spagnolo, Carlo di Borbone, e del granducato di Toscana a Francesco Stefano di Lorena, marito di Maria Teresa d’Asburgo (1717-1780).
Quest’ultima, figlia di Carlo VI imperatore d’Austria-Ungheria, salì al trono nel 1740 in virtù della <> del 1713, una disposizione edittale con la quale suo padre aveva garantito la successione anche ai discendenti in linea femminile; dovette affrontare tuttavia una lunga guerra prima che tutte le potenze europee la riconoscessero quale legittima sovrana del dominio asburgico. Difatti, nonostante la precedente approvazione delle stesse potenze, alla morte di Carlo VI (19 ottobre 1740) nacque un conflitto europeo (Guerra di successione austriaca) scatenato dai disegni annessionistici di Federico II di Prussia, della Spagna, del regno di Sardegna e dalle aspirazioni alla corona imperiale dell’elettore di Baviera Carlo Alberto e di Augusto III di Sassonia; il conflitto coinvolse anche la Francia e le colonie spagnole, aggredite dalla Gran Bretagna. La pace di Aquisgrana del 1748 ristabilì infine il diritto proprio di Maria Teresa, e iniziò così la nota <>. Ad essa fu dunque riconosciuto il diritto alla successione, e la dignità imperiale venne estesa anche al marito Francesco di Lorena; tuttavia, l’Austria perse in Italia sia i Ducati di Parma, Piacenza e Guastalla (assegnati a Filippo di Borbone, fratello del re di Spagna), che alcune parti della Lombardia occidentale, consegnate al Regno di Sardegna. L’assetto dei territori italiani scaturito dalla pace di Aquisgrana perdurò fino alle guerre napoleoniche.

La pace di Aquisgrana non segnò completamente la fine delle ostilità. La politica di Maria Teresa e del suo primo ministro Wenzel Anton von Kaunitz fu caratterizzata sul piano internazionale dal cosiddetto <>. Avendo individuato nella giovane Prussia di Federico II (1712-87) e nella sua politica espansionistica il pericolo maggiore per la vita dell’Impero, il Kaunitz promosse una triplice alleanza antiprussiana formata da Austria, Francia e Russia. La tensione culminò nel 1756 con l’attacco alla Sassonia da parte di Federico II, e così prese avvio la guerra dei Sette Anni (1756-1763). Da questa la Prussia uscì sostanzialmente rafforzata in quanto, sostenuta militarmente dall’Inghilterra (che fronteggiò la Francia nelle colonie e nei mari, riducendone notevolmente la potenza e la libertà d’azione), si vide riconosciuto il possesso della Slesia, anche se dovette abbandonare la Sassonia.

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